Sono un artista a modo mio, mi piace perdermi nei miei quadri e dare vita ai miei omini. Ho 26 anni, vengo da Milano e nella mia vita ho fatto un po’ di tutto: dal postino in bicicletta al cuoco su un food truck a Sydney. Oggi lavoro in un’azienda leader nel settore della carta impregnata, quella usata per i rivestimenti dei mobili (e non solo). Da qualche tempo, quasi per gioco, ho ripreso in mano il pennello e ho riportato in vita alcuni vecchi “amici”: gli omini che disegnavo fin da bambino sui banchi di scuola (ma non ditelo a nessuno!). La mia passione per il disegno nasce proprio da lì e si è consolidata il giorno in cui mio padre mi portò a vedere una casa dipinta da Keith Haring. Quei segni, quei colori e quelle forme mi sono rimasti dentro fino a oggi.
Cos’è l’arte per te?
L’arte per me è una valvola di sfogo, una dimensione che mi permette di staccare la mente e trovare equilibrio nel caos quotidiano.
Hai sempre avuto una passione per l’arte, ma come mai hai deciso di riprendere a dipingere solo recentemente? Cosa ti ha spinto a tornare a farlo?
Ho ricominciato a disegnare per amore e per mancanza. Il primo quadro è stato un regalo per la mia ragazza e da lì non mi sono più fermato. Il disegno è quasi terapeutico: mi aiuta a pensare meno e a trovare pace e serenità. Ho ricominciato per gli altri e per me stesso.
Hai lavorato in ambiti diversi: c’è un’esperienza che senti abbia influenzato particolarmente la tua arte?
Sicuramente le mie esperienze lavorative hanno formato la persona che sono oggi. Mi hanno reso tenace, caparbio e preciso, e questi elementi emergono anche nella tecnica con cui realizzo le mie opere.
I tuoi “omini” sono una parte essenziale della tua arte. Cosa rappresentano per te e come si sono evoluti nel tempo?
Gli “omini” sono sempre stati parte del mio mondo. Non sono mai cambiati, ma nel tempo hanno acquisito consapevolezza. Quelli che un tempo erano semplici scarabocchi sui banchi di scuola oggi sono diventati un messaggio, un modo di comunicare senza parole. Forse lo sono sempre stati…
Ricordi ancora la sensazione provata vedendo per la prima volta la casa dipinta da Keith Haring? Come ha influenzato il tuo approccio all’arte?
Avevo 7 anni quando ho visto una casa dipinta da Keith Haring e ne sono rimasto affascinato. L’insieme di quei piccoli disegni stilizzati, pieni di colori, ha avuto un impatto fortissimo su di me. In quel momento, nei miei occhi da bambino, l’arte e la bellezza erano quei disegni. Direi che è grazie a lui se mi sono avvicinato all’arte così come la vivo oggi.
Come descriveresti il tuo processo creativo? Segui una routine o lasci che l’ispirazione ti guidi?
La mia arte è istintiva e diretta. Una volta scelti i colori, mi butto sulla tela e inizio a disegnare i miei omini, che si moltiplicano spontaneamente e si legano l’uno all’altro.
L’arte ha mai cambiato il modo in cui guardi la tua vita e il tuo percorso lavorativo?
Vivo molto nel presente e cerco di non farmi condizionare dal futuro, ma l’arte mi ha dato la possibilità di immaginare una vita parallela a quella che ho ora. Ogni giorno cerco di migliorare e affinare la mia tecnica, con l’obiettivo di poter un giorno dedicarmi completamente all’arte.
Il tuo lavoro riguarda la carta impregnata per rivestimenti. Hai mai pensato di usarla nelle tue opere?
No, non mi è mai capitato di unire il mio lavoro all’arte, ma è un’idea interessante. Potrebbe essere una strada da esplorare in futuro, ho già molte idee in cantiere.
Pensi che un giorno l’arte diventerà il tuo lavoro principale o preferisci mantenerla come una passione personale?
Sicuramente il mio obiettivo è trasformare la mia passione nel mio lavoro principale. Non sarà facile, ma ci sto lavorando.
Sogno nel cassetto?
Vorrei conquistare il mondo con i miei omini! Mi piacerebbe far conoscere la mia arte al maggior numero possibile di persone.
